di Paolo Pistis
In agricoltura biodinamica il lombrico rappresenta un punto cardinale di estrema importanza. Infatti assieme all’ape e alla mucca ha titolo di rappresentante per l’attuazione della fertilità. Per inciso, il fondatore dell’agricoltura biodinamica, Rudolf Steiner, aveva già lanciato l’allarme sulla mucca pazza nel 1910 e sul pericolo d’estinzione dell’ape nel 1923, successivamente nel 1924 poneva l’accento sulla salvaguardia del lombrico. Perché proprio il lombrico? Che cos’ha di straordinario?
Il lombrico oltre a scavare gallerie che drenano e arieggiano il terreno è capace di metabolizzare e trasformare la sostanza organica in humus, la base della vita del terreno. È un vero e proprio “intestino” strisciante con il compito di mantenere in circolo la vita. Prerogativa essenziale per ogni cosa che è viva, è che ci sia sempre movimento delle forze vitali e mai staticità. Il lombrico è innocuo, mite, solitario o in compagnia di altri simili, non crea mai danno, non disturba mai nessuno! Salvo qualche persona che non sopporta la sua vista, la sua presenza mette gioia e pace nell’osservarlo. È un lavoratore instancabile, silenzioso il cui compito è solo quello di creare vita! Cioè Humus, dove troviamo i giusti elementi nutritivi per la crescita delle piante. Recenti studi confermano che il lombrico riesce a migliorare la struttura del terreno e a disinquinare i terreni, mettendo le sostanze dannose incapsulate negli strati più profondi e rendendo il terreno agrario più pulito. Per uccidere i lombrichi basta poco: un po’ di diserbante o altri pesticidi e possiamo distruggere intere aree e non vederli mai più per anni; oppure schiacciarli con il trattore o peggio ancora macinarli con gli attrezzi agricoli …
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Per avere una forte e utile fertilità a disposizione è bene avere nel proprio terreno un certo numero di lombrichi. Quando il loro numero è notevole, ad esempio abbiamo almeno 50-60 lombrichi per metro quadrato, vale a dire circa 4-5 lombrichi per ogni vangata, allora siamo sulla buona strada. Infatti, ciò corrisponde a circa mezzo milione di lombrichi per ettaro! Che possono essere paragonati a una mucca sotterranea che bruca e produce concime… bisogna favorire questa condizione perché porta dei risultati che fanno risparmiare:
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1.Mantengono il giusto grado di umidità della terra e quindi diminuiscono il numero delle irrigazioni.
2.Drenano il terreno in caso di eccessive piogge e quindi non fanno ammalare il prato.
3.Liberano elementi nutritivi e le concimazioni diminuiranno.
4.Concorrono a mantenere le piante sane e quindi diminuiscono le spese dei prodotti fitosanitari impiegati, ecc.
Eliminando per prima cosa le sostanze dannose che possono ucciderli (anche se alcune di esse sono ammesse nel biologico) e poi favorendo il loro ciclo riproduttivo. Per aiutare la buona riproduzione dobbiamo attuare alcune tecniche molto semplici:
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Bisogna avere nel proprio terreno alcuni lombrichi, se non li abbiamo dobbiamo metterceli, prendendoli da altri terreni, oppure li possiamo attirare con vere e proprie mangiatoie, seguendo questo metodo:
Mettere negli angoli degli appezzamenti dei piccoli mucchietti di erba, foglie e stallatico.
Ricoprire il tutto con un telo plastificato scuro e poi di nuovo foglie, in questo modo manteniamo un certo grado di umidità e proteggiamo i lombrichi dai predatori, soprattutto dai merli.
Bagnare di tanto intanto con tisane di ortica e camomilla.
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Noterete che sotto il telo compariranno i lombrichi che durante il giorno saranno al riparo mentre di notte si allontaneranno per “lavorare”…
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Possiamo irrorare su tutta la superficie del nostro terreno il preparato biodinamico Fladen* Colloidale: questo preparato, a base di stallatico e gusci d’uovo, consente di stimolare la ghiandola calcifera del lombrico favorendone la riproduzione. Si procede in questo modo:
1.Si sciolgono in 30 litri d’acqua tiepida e molto pulita 100 gr di preparato fladen e si dinamizzano rimescolando energeticamente per 60 minuti.
2.Si irrora la soluzione sul terreno preferibilmente di sera.
3. Si ripete l’operazione per tre sere consecutive con clima umido, questa operazione va fatta in autunno o meglio ancora a inizio primavera.
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Così facendo si instaurerà un specie di “odore” capace di attrarre il lombrico anche dai campi vicini, similmente come fa il formaggio con i topolini… Se quest’ultima tecnica viene fatta spesso, anche 3-4 volte l’anno, e i lombrichi avranno sufficiente cibo e riparo, vedrete un aumento esponenziale nel giro di un anno. Per inciso il lombrico è ermafrodita e raramente si accoppia, ma da un individuo a fine anno possiamo avere anche cento esemplari! e dopo 2 anni il vostro terreno avrà raggiunto un situazione favorevole. Spesso si assiste al fenomeno dell’autofertilità; per cui non sarà più necessario concimare se non ogni 4-5 anni. Ciò accade nel frutteto e nel vigneto a conduzione biodinamica. Nel silenzio e nella quiete del suolo i lombrichi, nostri amici ci faranno compagnia … Buon lavoro.
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