L’unione di pratiche sostenibili in agricoltura e silvicoltura potrebbe costituire una svolta epocale per risolvere al contempo il problema dell’erosione ed impoverimento dei suoli e quello del riscaldamento globale. Sia i residui agricoli che la biomassa delle foreste possono, infatti, essere convertiti in fertilizzante e combustibile mediante un processo semplice, chiamato biochar. Il biochar è ottenuto scaldando la biomassa in assenza di ossigeno, in un processo pirolitico di carbonizzazione, che consente lo “stoccaggio” del carbonio da essa contenuto. Il secondo vantaggio è rappresentato dall’uso del biochar in agricoltura, in quanto costituisce un ottimo fertilizzante agricolo.
In un documentario la BBC, ipotizza che il mitico El Dorado degli indios, affannosamente cercato dai Conquistadores spagnoli fosse, in effetti, la “terra preta”, un terreno concimato dall’uomo. Alcuni ricercatori, come Heckenberger e Steiner hanno studiato a fondo il suolo in Amazzonia, trovando come la fertilità sia stata fabbricata dagli stessi indigeni, mischiando cenere ottenuta da legno e compost con la terra povera e gialla, tipica del suolo amazzonico. Questo permetteva loro di coltivare yuca, patate, igname, mais, e alberi da frutto in piena foresta, su un territorio grande come la Francia!
Secondo uno studio condotto in Australia, il 12% delle emissioni antropogeniche dell’agricoltura potrebbe venire eliminato passando ai sistemi di carbonizzazione della biomassa che, adeguatamente incentivati da politiche agricole locali, possono evolvere in filiere virtuose, con la produzione di biofertilizzanti, biocombustibili ed anche il carbone attivo per il filtraggio dell’acqua. La pirolisi viene oggi impiegata su scala industriale per produrre fertilizzante bio dagli escrementi del pollame, del valore di 500€/tonnellata; ottimi sono anche gli scarti da segheria, i noccioli delle olive ed i gusci di noce.
La lezione degli indios dell’Amazzonia è chiara, anche per noi in città: la materia circola. La messa in discarica ha, alla lunga, dei costi esponenziali, dovuti non solo alle enormi quantità di rifiuti da trasportare ed accumulare inquinando, ma anche alla perdita degli elementi nutritivi (per la terra) contenuti nei nostri avanzi alimentari! Possiamo iniziare tutti, magari dai resti del caffè…
(da www.ecoblog.it)
2 commenti:
l'uomo tecnologico in realtà sa molte meno cose che non i nostri "arretrati"antenati e questo articolo è solo uno dei moltissimi esempi!
l'uomo tecnologico in realta sa molte meno cose dei nostri"arretrati"antenati e questo articolo è solo uno degli infiniti esempi.......
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