L’humus di lombrico è ricco di sostanza organica, indispensabile per mantenere la fertilità dei suoli.
L'uso dell'humus di lombrico è finalizzato ad aiutare l’ambiente e la natura, ridurre l’inquinamento (aria, acqua, terra), diminuire il processo di desertificazione in corso, e produrre cibi sani e genuini e di qualità maggiore.
L’humus di lombrico aumenta e mantiene la fertilità ridando vigore alle piante, stimolando la crescita per il proprio alto contenuto ormonale. E’ un prodotto vivo per l’alta carica batterica, e di assoluto valore ecologico. Inoltre, non presenta controindicazioni di alcun tipo.
Chiunque può ottenere dell'humus di lombrico, con un semplice e piccolo allevamento casalingo: basta 1 metro quadrato.
Da tutti gli scarti della vostra cucina, dell'orto e del giardino otterrete in poco tempo dell'ottimo humus da usare per le piante da frutto, per rendere più rigogliose le piante di appartamento, i fiori, ecc..
lunedì 10 agosto 2009
mercoledì 29 luglio 2009
Le vostre esperienze
Scriveteci parlandoci della vostra esperienza e le vostre idee per tutto quello che riguarda l'ambiente, la desertificazione, gli orti urbani, la filiera corta, l'uso di concimi e terricci fatti da noi per il reintegro di sostanza organica, il riciclo, ecc..
Aspettiamo le vostre voci!
Aspettiamo le vostre voci!
mercoledì 15 luglio 2009
Il biochar, una speranza per i suoli e l'atmosfera
L’unione di pratiche sostenibili in agricoltura e silvicoltura potrebbe costituire una svolta epocale per risolvere al contempo il problema dell’erosione ed impoverimento dei suoli e quello del riscaldamento globale. Sia i residui agricoli che la biomassa delle foreste possono, infatti, essere convertiti in fertilizzante e combustibile mediante un processo semplice, chiamato biochar. Il biochar è ottenuto scaldando la biomassa in assenza di ossigeno, in un processo pirolitico di carbonizzazione, che consente lo “stoccaggio” del carbonio da essa contenuto. Il secondo vantaggio è rappresentato dall’uso del biochar in agricoltura, in quanto costituisce un ottimo fertilizzante agricolo.
In un documentario la BBC, ipotizza che il mitico El Dorado degli indios, affannosamente cercato dai Conquistadores spagnoli fosse, in effetti, la “terra preta”, un terreno concimato dall’uomo. Alcuni ricercatori, come Heckenberger e Steiner hanno studiato a fondo il suolo in Amazzonia, trovando come la fertilità sia stata fabbricata dagli stessi indigeni, mischiando cenere ottenuta da legno e compost con la terra povera e gialla, tipica del suolo amazzonico. Questo permetteva loro di coltivare yuca, patate, igname, mais, e alberi da frutto in piena foresta, su un territorio grande come la Francia!
Secondo uno studio condotto in Australia, il 12% delle emissioni antropogeniche dell’agricoltura potrebbe venire eliminato passando ai sistemi di carbonizzazione della biomassa che, adeguatamente incentivati da politiche agricole locali, possono evolvere in filiere virtuose, con la produzione di biofertilizzanti, biocombustibili ed anche il carbone attivo per il filtraggio dell’acqua. La pirolisi viene oggi impiegata su scala industriale per produrre fertilizzante bio dagli escrementi del pollame, del valore di 500€/tonnellata; ottimi sono anche gli scarti da segheria, i noccioli delle olive ed i gusci di noce.
La lezione degli indios dell’Amazzonia è chiara, anche per noi in città: la materia circola. La messa in discarica ha, alla lunga, dei costi esponenziali, dovuti non solo alle enormi quantità di rifiuti da trasportare ed accumulare inquinando, ma anche alla perdita degli elementi nutritivi (per la terra) contenuti nei nostri avanzi alimentari! Possiamo iniziare tutti, magari dai resti del caffè…
(da www.ecoblog.it)
In un documentario la BBC, ipotizza che il mitico El Dorado degli indios, affannosamente cercato dai Conquistadores spagnoli fosse, in effetti, la “terra preta”, un terreno concimato dall’uomo. Alcuni ricercatori, come Heckenberger e Steiner hanno studiato a fondo il suolo in Amazzonia, trovando come la fertilità sia stata fabbricata dagli stessi indigeni, mischiando cenere ottenuta da legno e compost con la terra povera e gialla, tipica del suolo amazzonico. Questo permetteva loro di coltivare yuca, patate, igname, mais, e alberi da frutto in piena foresta, su un territorio grande come la Francia!
Secondo uno studio condotto in Australia, il 12% delle emissioni antropogeniche dell’agricoltura potrebbe venire eliminato passando ai sistemi di carbonizzazione della biomassa che, adeguatamente incentivati da politiche agricole locali, possono evolvere in filiere virtuose, con la produzione di biofertilizzanti, biocombustibili ed anche il carbone attivo per il filtraggio dell’acqua. La pirolisi viene oggi impiegata su scala industriale per produrre fertilizzante bio dagli escrementi del pollame, del valore di 500€/tonnellata; ottimi sono anche gli scarti da segheria, i noccioli delle olive ed i gusci di noce.
La lezione degli indios dell’Amazzonia è chiara, anche per noi in città: la materia circola. La messa in discarica ha, alla lunga, dei costi esponenziali, dovuti non solo alle enormi quantità di rifiuti da trasportare ed accumulare inquinando, ma anche alla perdita degli elementi nutritivi (per la terra) contenuti nei nostri avanzi alimentari! Possiamo iniziare tutti, magari dai resti del caffè…
(da www.ecoblog.it)
lunedì 13 luglio 2009
Lombrichi in vacanza in Montagna
Proprio pochi giorni fa abbiamo mandato i nostri lombrichi in vacanza: dopo un viaggio in elicottero, sono atterrati a 2200 m, presso uno dei più bei rifugi delle nostre montagne. Lì, oltre alla villeggiatura, dovranno anche occuparsi di trattare tutti gli scarti di natura organica prodotti sia dai villeggianti che dalla normale gestione del territorio. Trasformati in ottimo humus, verranno usati dal gestore del rifugio per abbellire il rifugio ed i suoi immediati dintorni con bellissimi fiori e piante.
Della serie: qui produco rifiuti, qui li trasformo e qui li ri-uso, senza spese di trasporto e smaltimento = KM.ZERO - ordine e pulizia, con grandissima buona volontà, ed estremo rispetto dell'ambiente.
Vi terremo aggiornati sull'evolversi degli eventi.
(B.C)
Della serie: qui produco rifiuti, qui li trasformo e qui li ri-uso, senza spese di trasporto e smaltimento = KM.ZERO - ordine e pulizia, con grandissima buona volontà, ed estremo rispetto dell'ambiente.
Vi terremo aggiornati sull'evolversi degli eventi.
(B.C)
mercoledì 4 marzo 2009
UN MEGA IMPIANTO DA 25 MILIONI DI EURO!
PIERO BACCA
• Un investimento da 25 milioni di euro, impianti tecnologicamente all’avanguardia e impatto ambientale pari a zero. Ma soprattutto la possibilità di trasformare gli scarti organici in risorsa, in linea con i nuovi processi di gestione dei rifiuti previsti dal Piano regionale. Sarà una vera e propria «fabbrica del compost», quella che sorgerà in una vecchia cava tra Lecce e Cavallino, in località Masseria il Pino, un’area degradata che già in passato era caratterizzata dalla presenza del vecchio inceneritore Saspi e che ora verrà riabilitata da un moderno impianto a servizio dell’Ambito territoriale. In sostanza, la parte dei rifiuti organici prodotta dalla popolazione del bacino d’utenza verrà trasformata in fertilizzante di qualità da immettere sul mercato.
Il progetto, avviato nel 2004 dalla società Ecologia Levante - anticipando quelli che sarebbero stati gli orientamenti della Regione in tema di smaltimento dei rifiuti - ha già superato in conferenza dei servizi il faticoso test della Valutazione d’impatto ambientale (Via). Una procedura durata 9 mesi, in cui sono stati valutati positivamente tutti gli aspetti tecnici ed ecocompatibili contenuti in un corposo studio connesso al progetto.
La zona in questione ha una superficie totale di 5 ettari e la struttura verrà realizzata sul fondo della cava, circostanza che eliminerà anche il problema dell’impatto visivo. Tecnicamente si chiamerà «impianto di digestione anaerobica della frazione umida», indicando così un trattamento che dovrà avvenire in assoluta assenza di ossigeno in 12 silos-digestori ermeticamente chiusi. Una lavorazione, dunque, che non comporterà la dispersione di odori o di gas naturali che costituiscono il sottoprodotto dei processi di trasformazione naturale, quali il metano (circostanza che si verifica, invece, nelle normali discariche). Questi gas, infatti, verranno convogliati in tre cogeneratori dotati di marmitte catalitiche (che costituiscono l’unico punto di emissione) e collegati ad un alternatore che sarà in grado di produrre 3 megawatt di energia da immettere nella rete nazionale.
A illustrare quali saranno le fasi di lavorazione è l’igegner Piero Licignano, che sin dall’inizio ha seguito il progetto.
«L’impianto - spiega - si compone di 12 dodici “dig estori” nei quali verrà conferito il rifiuto organico. Qui avverrà la prima fase anaerobica della lavorazione che renderà il materiale inerte. Questo verrà poi depositato su un piazzale coperto per una ulteriore maturazione. Il compost, in seguito, verrà avviato alla seconda fase del trattamento in una serie di vasche. Ad attenderlo ci saranno i “lombrichi rossi della California” che lo muteranno in humus pronto per essere impacchettato. Nel complesso - spiega il progettista - l’intero ciclo di lavorazione durerà una settantina di giorni e soddisferà il fabbisogno di tutto il bacino - ed anche qualcosa in più - per quel che riguarda il trattamento della frazione organica».
Qualche cifra serve a darne la dimensione. La struttura avrà la capacità di accogliere e trasformare 91mila tonnellate di rifiuti organici, vale a dire 250 tonnellate al giorno. Considerato che l’Ato Lecce 1, con i suoi 26 comuni, ne produce 200, si comprende che le esigenze del bacino saranno ampiamente coperte, con qualche margine ulteriore di ricettività dell’impianto. Ma non è tutto. Le acque utilizzate nel processo di lavorazione confluiranno in un fitodepuratore e verranno poi sfruttate per irrigare un terreno alberato presentenella stessa area della cava. «La logica di un impianto di trasformazione - spiega l’in - gegner Licignano - è che tutto ciò che entra deve poi uscirne, come una risorsa, altrimenti sarebbe una discarica. Di strutture come questa - prosegue - in Germania ve ne sono circa quattromila e quasi ogni azienda agricola ha il suo “dig estore”. Si pensi, che un grande impianto di questa tipologia si trova vicino all’area urbana di Monaco di Baviera».
Il progettista sottolinea che proprio la positiva Via - capolinea di un lungo e meticoloso approfondimento tecnico sullo studio d’impatto ambientale - è la migliore garanzia che i cittadini possano avere circa l’impianto. Una struttura, quindi, sulla quale si sono espressi favorevolmente Regione, Provincia, Comune di Lecce, Asl, Arpa e Vigili del fuoco; in pratica tutti gli enti e gli organismi preposti alla gestione e al controllo del territorio. E c’è da considerare un altro aspetto legato alla conferenza dei servizi. Il decreto legislativo 152 del 2006 , all’articolo 208, spiega che «l’approvazione sostituisce ad ogni effetto, visti, pareri, autorizzazioni e concessioni di organi regionali, provinciali e comunali e costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico, comportando la dichiarazione di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità dei lavori». Il consiglio comunale, dunque, dovrebbe limitarsi solo a «recepire» il progetto. «Che peraltro, sul piano urbanistico - spiega l’ingegner Licignano - riguarda un’area già “compromessa” da precedenti insediamenti. Una tipologia di zona che è proprio la Regione ad indicare quale sito preferenziale per nuovi impianti di questo genere». Un sito degradato che, in buona sostanza, verrà recuperato e valorizzato per fini di pubblica utilità. Quanto ai tempi di realizzazione della struttura, infine, la previsione è che possa essere approntata nell’arco di dodici mesi.
• Un investimento da 25 milioni di euro, impianti tecnologicamente all’avanguardia e impatto ambientale pari a zero. Ma soprattutto la possibilità di trasformare gli scarti organici in risorsa, in linea con i nuovi processi di gestione dei rifiuti previsti dal Piano regionale. Sarà una vera e propria «fabbrica del compost», quella che sorgerà in una vecchia cava tra Lecce e Cavallino, in località Masseria il Pino, un’area degradata che già in passato era caratterizzata dalla presenza del vecchio inceneritore Saspi e che ora verrà riabilitata da un moderno impianto a servizio dell’Ambito territoriale. In sostanza, la parte dei rifiuti organici prodotta dalla popolazione del bacino d’utenza verrà trasformata in fertilizzante di qualità da immettere sul mercato.
Il progetto, avviato nel 2004 dalla società Ecologia Levante - anticipando quelli che sarebbero stati gli orientamenti della Regione in tema di smaltimento dei rifiuti - ha già superato in conferenza dei servizi il faticoso test della Valutazione d’impatto ambientale (Via). Una procedura durata 9 mesi, in cui sono stati valutati positivamente tutti gli aspetti tecnici ed ecocompatibili contenuti in un corposo studio connesso al progetto.
La zona in questione ha una superficie totale di 5 ettari e la struttura verrà realizzata sul fondo della cava, circostanza che eliminerà anche il problema dell’impatto visivo. Tecnicamente si chiamerà «impianto di digestione anaerobica della frazione umida», indicando così un trattamento che dovrà avvenire in assoluta assenza di ossigeno in 12 silos-digestori ermeticamente chiusi. Una lavorazione, dunque, che non comporterà la dispersione di odori o di gas naturali che costituiscono il sottoprodotto dei processi di trasformazione naturale, quali il metano (circostanza che si verifica, invece, nelle normali discariche). Questi gas, infatti, verranno convogliati in tre cogeneratori dotati di marmitte catalitiche (che costituiscono l’unico punto di emissione) e collegati ad un alternatore che sarà in grado di produrre 3 megawatt di energia da immettere nella rete nazionale.
A illustrare quali saranno le fasi di lavorazione è l’igegner Piero Licignano, che sin dall’inizio ha seguito il progetto.
«L’impianto - spiega - si compone di 12 dodici “dig estori” nei quali verrà conferito il rifiuto organico. Qui avverrà la prima fase anaerobica della lavorazione che renderà il materiale inerte. Questo verrà poi depositato su un piazzale coperto per una ulteriore maturazione. Il compost, in seguito, verrà avviato alla seconda fase del trattamento in una serie di vasche. Ad attenderlo ci saranno i “lombrichi rossi della California” che lo muteranno in humus pronto per essere impacchettato. Nel complesso - spiega il progettista - l’intero ciclo di lavorazione durerà una settantina di giorni e soddisferà il fabbisogno di tutto il bacino - ed anche qualcosa in più - per quel che riguarda il trattamento della frazione organica».
Qualche cifra serve a darne la dimensione. La struttura avrà la capacità di accogliere e trasformare 91mila tonnellate di rifiuti organici, vale a dire 250 tonnellate al giorno. Considerato che l’Ato Lecce 1, con i suoi 26 comuni, ne produce 200, si comprende che le esigenze del bacino saranno ampiamente coperte, con qualche margine ulteriore di ricettività dell’impianto. Ma non è tutto. Le acque utilizzate nel processo di lavorazione confluiranno in un fitodepuratore e verranno poi sfruttate per irrigare un terreno alberato presentenella stessa area della cava. «La logica di un impianto di trasformazione - spiega l’in - gegner Licignano - è che tutto ciò che entra deve poi uscirne, come una risorsa, altrimenti sarebbe una discarica. Di strutture come questa - prosegue - in Germania ve ne sono circa quattromila e quasi ogni azienda agricola ha il suo “dig estore”. Si pensi, che un grande impianto di questa tipologia si trova vicino all’area urbana di Monaco di Baviera».
Il progettista sottolinea che proprio la positiva Via - capolinea di un lungo e meticoloso approfondimento tecnico sullo studio d’impatto ambientale - è la migliore garanzia che i cittadini possano avere circa l’impianto. Una struttura, quindi, sulla quale si sono espressi favorevolmente Regione, Provincia, Comune di Lecce, Asl, Arpa e Vigili del fuoco; in pratica tutti gli enti e gli organismi preposti alla gestione e al controllo del territorio. E c’è da considerare un altro aspetto legato alla conferenza dei servizi. Il decreto legislativo 152 del 2006 , all’articolo 208, spiega che «l’approvazione sostituisce ad ogni effetto, visti, pareri, autorizzazioni e concessioni di organi regionali, provinciali e comunali e costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico, comportando la dichiarazione di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità dei lavori». Il consiglio comunale, dunque, dovrebbe limitarsi solo a «recepire» il progetto. «Che peraltro, sul piano urbanistico - spiega l’ingegner Licignano - riguarda un’area già “compromessa” da precedenti insediamenti. Una tipologia di zona che è proprio la Regione ad indicare quale sito preferenziale per nuovi impianti di questo genere». Un sito degradato che, in buona sostanza, verrà recuperato e valorizzato per fini di pubblica utilità. Quanto ai tempi di realizzazione della struttura, infine, la previsione è che possa essere approntata nell’arco di dodici mesi.
lunedì 23 febbraio 2009
Pubblicazioni sulla lombricoltura
I libri scritti da Luigi Compagnoni, editi DE VECCHI, sono utili a tutti coloro che intendono intraprendere l'attività della lombricoltura, come lavoro alternativo oppure come hobby, senza costose strutture ed ottenere i migliori risultati.
L'ALLEVAMENTO MODERNO DEL LOMBRICO E L'UTILIZZAZIONE REDDITIZIA DELL'HUMUS
Tratta la possibilità di impiego e la commercializzazione dell'humus.
€ 6,00 + spese di spedizione.
IL LOMBRICO - Un allevamento moderno e redditizio
Approfondisce l’argomento e i metodi di allevamento.
€ 2,00 + spese di spedizione.
LOMBRICOLTURA (ESAURITO)
Tradotto in spagnolo e francese.
Spiega come avviare un allevamento e gestirlo al meglio.
€ 3,50 + spese di spedizione.
MANUALE PRATICO DI COMPOSTAGGIO
Descrizione dettagliata delle varie operazioni da fare in ordine cronologico.
MATERIALI COMPOSTABILI
PREPARAZIONE
FORMAZIONE CUMULI
UMIDITA'
RIVOLTAMENTO
RACCOLTA HUMUS E IMPIEGHI
L'ALLEVAMENTO MODERNO DEL LOMBRICO E L'UTILIZZAZIONE REDDITIZIA DELL'HUMUS
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POTETE RICEVERLI SUBITO A CASA VOSTRA IN CONTRASSEGNO (+ SPESE POSTALI): si accettano ordini telefonici, fax, e-mail.
venerdì 13 febbraio 2009
Curiosità
Già da vari anni, in Australia proliferano i negozi specializzati nella vendita di prodotti per il compostaggio domestico dell'immondizia, per la trasformazione dei rifiuti da cucina e orto in terriccio di ottima qualità.
Sono stati creati dei negozi che si chiamano le "boutique del verme", che si occupano della vendita di lombrichi di ogni specie, provenienti da tutto il mondo.
La cosa ancora più interessante è che questo commercio è incoraggiato dagli organi nazionali preposti, preoccupati dalla crescente quantità di rifiuti da smaltire.
Sono stati creati dei negozi che si chiamano le "boutique del verme", che si occupano della vendita di lombrichi di ogni specie, provenienti da tutto il mondo.
La cosa ancora più interessante è che questo commercio è incoraggiato dagli organi nazionali preposti, preoccupati dalla crescente quantità di rifiuti da smaltire.
giovedì 15 gennaio 2009
Cos'è la LOMBRICOLTURA: un post di presentazione
LA LOMBRICOLTURA:
La lombricoltura è un metodo pratico e semplice, alla portata di tutti, che permette di trasformare i rifiuti di natura organica (letami, erba, fogliame, residui di potatura, scarti dell’orto, carta, cartone, segatura, umido da cucina, ecc) in terriccio con un processo ecologico, naturale al 100% e del tutto gratuito.
Attraverso l’instancabile opera del lombrico, (“lo spazzino del mondo”) che si alimenta di tutto ciò che marcisce, si accelera la trasformazione degli scarti: li rende inodore, li arricchisce coi suoi succhi gastrici. Si ottiene così dell’ottimo humus: questo terriccio è indispensabile per mantenere e reintegrare la sostanza organica nel terreno, (la quale diminuisce continuamente per gli “asporti colturali”) non ottenibile solo con fertilizzanti chimici.
Con l’humus di lombrico si hanno piante più sane e forti, prodotti genuini e più saporiti; inoltre si usano meno concimi chimici e meno antiparassitari. Migliore qualità di vita.
E’una soluzione semplice ed efficace, oltre che non onerosa, per il trattamento degli scarti di natura organica.
OBIETTIVI:
Diminuire la quantità di rifiuti da mandare in discarica, visto che il 40% dei RSU è di natura organica.
Si tratta di una inversione di tendenza per una valorizzazione delle risorse, per introdurre un’idea di “recupero, non distruzione” in sintonia con il concetto che NULLA SI CREA, NULLA SI DISTRUGGE, TUTTO SI TRASFORMA. Inoltre si dà un valido aiuto all’ambiente contro l’impoverimento dei suoli e la conseguente desertificazione.
Si allunga la vita delle discariche, si abbattono i costi di trasporto e relativo inquinamento da emissione da fumi di scarico. Si consuma e si produce scarto sul posto, che poi si trasforma e si usa, sempre sul posto: non si hanno costi di smaltimento - KM 0 - OGNUNO TRASFORMA E RIUTILIZZA IL PROPRIO SCARTO.
Vogliamo risvegliare la coscienza ecologica collettiva.
MODALITA’:
Un impianto di lombricoltura è facilmente conducibile, non invasivo per l’ambiente e caldeggiato dalla Comunità Europea come metodo naturale e virtuoso per il recupero di tutta la materia organica e scarti delle lavorazioni da produzione agricola.
LUOGO:
L’impianto si può posizionare ovunque, all’aperto, direttamente sul terreno, non occorrono strutture di alcun genere. Vanno bene terreni abbandonati, terreni agricoli marginali, una ex cava di sabbia ecc. sia a livello del mare che a 1600m di altezza, ombra o sole non ha importanza.
SPAZIO:
Bastano 1-2 mq per un impianto hobbystico: va bene anche in un angolo dell’orto o del giardino. Può essere 20-30 o 1.000 o più mq per impianti di produzione industriale.
TEMPO:
Esempio, per 1mq = 10 minuti alla settimana. Non ci sono orari fissi da rispettare.
IL LAVORO E’ COSI’ STRUTTURATO:
- Inizio allevamento con inseminazione;
- Alimentazione regolare tre volte al mese;
- Divisione delle lettiere ogni tre mesi circa;
- Raccolta humus una/due volte l’anno.
PRODOTTO OTTENUTO:
Humus di lombrico – la trasformazione in humus avviene in sei mesi, poi si raccoglie ed eventualmente si
lascia maturare in cumulo all’aperto, o si cede direttamente.
Importante: lo stoccaggio del materiale non richiede particolari accorgimenti. Si può mettere in mucchio all’aperto protetto da un telone, pronto per la vendita, che può avvenire anche dopo diversi mesi.
IMPIEGHI:
FRESCO (dopo 2-3 mesi circa): per “pacciamatura”, diserbo ecologico, rende soffice il terreno, mantiene umidità in estate e caldo in inverno; da interrare, come un letame.
MATURO (dopo 5-6 mesi circa): come terriccio in tutte le sue forme, naturale ed ecologico al 100%, di pronta assimilazione.
Può essere usato: - direttamente in azienda – da noi – per produzioni varie
- dai florovivaisti come matrice per le proprie miscele, per la produzione di terricci;
- dalle amministrazioni locali per concimare aiuole, parchi, giardini.
- impostando una linea di confezionamento, rivolgendosi direttamente ai privati
attraverso garden e negozi.
- per agricoltura biologica.
LOMBRICHI:
Si possono vendere come esche da pesca o alimentazione animale.
ALIMENTAZIONE:
L’alimentazione prevista è data da letami e quant’altro è possibile reperire a costo zero, sfalci di erba, scarti agricoli, carta cartone ecc. residui vegetali di qualsiasi natura, tutto quanto di natura organica.
Il tutto viene stoccato in mucchio e da li portato sulle lettiere per alimentare i lombrichi ogni 10 giorni.
In alternativa si può distribuire direttamente sulla lettiera lo stesso giorno della raccolta, in modo da non creare depositi.
QUANTITA’:
Dall’esperienza assunta si può prevedere un consumo di circa 10 q.li/anno per ogni mq.
Calcolando un calo del 50-60% del prodotto in origine, abbiamo una produzione di humus del 40%-50% circa.
ATTREZZATURA E MACCHINARI:
Per hobby: forca, rastrello, badile, carriola e canna per bagnare quando necessario.
Per impianto industriale: può andar bene un trattore con pala o equivalente, o meglio con carro spandiletame, che serve per rivoltare i cumuli e per distribuire l’alimentazione sulle lettiere.
E’ necessario avere a disposizione dell’acqua, non necessariamente potabile, ma anche di stagno o salmastra.
INVESTIMENTO:
Lo decidiamo noi, in base alle nostre disponibilità e agli obiettivi. Da 80-500€ per uso privato (hobby) a 2-5.000€ o più per impianti industriali.
RICAVI:
Il prezzo di vendita dell’humus varia molto, se venduto tal quale caricato direttamente sul camion (da 10-15 €/q.le), se venduto raffinato e insaccato (fino a 50 € q.le).
CONSIDERAZIONI FINALI:
Attualmente è una necessità, non solo una esigenza, quella di riciclare la maggior parte possibile di scarti.
Da portare avanti come esempio reale per dimostrare che si può (oltre che si deve) recuperare, e non sempre e solo distruggere. Sistema caldeggiato anche dalla CEE per chiusura della filiera.
Un allevamento di lombrichi è sempre molto interessante, e con grosse potenzialità.
Non è importante quanto volete investire. Importante è che cominciate subito.
PER MAGGIORI INFORMAZIONI, NON ESITATE A CONTATTARCI, O VISITATE IL NOSTRO SITO!
La lombricoltura è un metodo pratico e semplice, alla portata di tutti, che permette di trasformare i rifiuti di natura organica (letami, erba, fogliame, residui di potatura, scarti dell’orto, carta, cartone, segatura, umido da cucina, ecc) in terriccio con un processo ecologico, naturale al 100% e del tutto gratuito.
Attraverso l’instancabile opera del lombrico, (“lo spazzino del mondo”) che si alimenta di tutto ciò che marcisce, si accelera la trasformazione degli scarti: li rende inodore, li arricchisce coi suoi succhi gastrici. Si ottiene così dell’ottimo humus: questo terriccio è indispensabile per mantenere e reintegrare la sostanza organica nel terreno, (la quale diminuisce continuamente per gli “asporti colturali”) non ottenibile solo con fertilizzanti chimici.
Con l’humus di lombrico si hanno piante più sane e forti, prodotti genuini e più saporiti; inoltre si usano meno concimi chimici e meno antiparassitari. Migliore qualità di vita.
E’una soluzione semplice ed efficace, oltre che non onerosa, per il trattamento degli scarti di natura organica.
OBIETTIVI:
Diminuire la quantità di rifiuti da mandare in discarica, visto che il 40% dei RSU è di natura organica.
Si tratta di una inversione di tendenza per una valorizzazione delle risorse, per introdurre un’idea di “recupero, non distruzione” in sintonia con il concetto che NULLA SI CREA, NULLA SI DISTRUGGE, TUTTO SI TRASFORMA. Inoltre si dà un valido aiuto all’ambiente contro l’impoverimento dei suoli e la conseguente desertificazione.
Si allunga la vita delle discariche, si abbattono i costi di trasporto e relativo inquinamento da emissione da fumi di scarico. Si consuma e si produce scarto sul posto, che poi si trasforma e si usa, sempre sul posto: non si hanno costi di smaltimento - KM 0 - OGNUNO TRASFORMA E RIUTILIZZA IL PROPRIO SCARTO.
Vogliamo risvegliare la coscienza ecologica collettiva.
MODALITA’:
Un impianto di lombricoltura è facilmente conducibile, non invasivo per l’ambiente e caldeggiato dalla Comunità Europea come metodo naturale e virtuoso per il recupero di tutta la materia organica e scarti delle lavorazioni da produzione agricola.
LUOGO:
L’impianto si può posizionare ovunque, all’aperto, direttamente sul terreno, non occorrono strutture di alcun genere. Vanno bene terreni abbandonati, terreni agricoli marginali, una ex cava di sabbia ecc. sia a livello del mare che a 1600m di altezza, ombra o sole non ha importanza.
SPAZIO:
Bastano 1-2 mq per un impianto hobbystico: va bene anche in un angolo dell’orto o del giardino. Può essere 20-30 o 1.000 o più mq per impianti di produzione industriale.
TEMPO:
Esempio, per 1mq = 10 minuti alla settimana. Non ci sono orari fissi da rispettare.
IL LAVORO E’ COSI’ STRUTTURATO:
- Inizio allevamento con inseminazione;
- Alimentazione regolare tre volte al mese;
- Divisione delle lettiere ogni tre mesi circa;
- Raccolta humus una/due volte l’anno.
PRODOTTO OTTENUTO:
Humus di lombrico – la trasformazione in humus avviene in sei mesi, poi si raccoglie ed eventualmente si
lascia maturare in cumulo all’aperto, o si cede direttamente.
Importante: lo stoccaggio del materiale non richiede particolari accorgimenti. Si può mettere in mucchio all’aperto protetto da un telone, pronto per la vendita, che può avvenire anche dopo diversi mesi.
IMPIEGHI:
FRESCO (dopo 2-3 mesi circa): per “pacciamatura”, diserbo ecologico, rende soffice il terreno, mantiene umidità in estate e caldo in inverno; da interrare, come un letame.
MATURO (dopo 5-6 mesi circa): come terriccio in tutte le sue forme, naturale ed ecologico al 100%, di pronta assimilazione.
Può essere usato: - direttamente in azienda – da noi – per produzioni varie
- dai florovivaisti come matrice per le proprie miscele, per la produzione di terricci;
- dalle amministrazioni locali per concimare aiuole, parchi, giardini.
- impostando una linea di confezionamento, rivolgendosi direttamente ai privati
attraverso garden e negozi.
- per agricoltura biologica.
LOMBRICHI:
Si possono vendere come esche da pesca o alimentazione animale.
ALIMENTAZIONE:
L’alimentazione prevista è data da letami e quant’altro è possibile reperire a costo zero, sfalci di erba, scarti agricoli, carta cartone ecc. residui vegetali di qualsiasi natura, tutto quanto di natura organica.
Il tutto viene stoccato in mucchio e da li portato sulle lettiere per alimentare i lombrichi ogni 10 giorni.
In alternativa si può distribuire direttamente sulla lettiera lo stesso giorno della raccolta, in modo da non creare depositi.
QUANTITA’:
Dall’esperienza assunta si può prevedere un consumo di circa 10 q.li/anno per ogni mq.
Calcolando un calo del 50-60% del prodotto in origine, abbiamo una produzione di humus del 40%-50% circa.
ATTREZZATURA E MACCHINARI:
Per hobby: forca, rastrello, badile, carriola e canna per bagnare quando necessario.
Per impianto industriale: può andar bene un trattore con pala o equivalente, o meglio con carro spandiletame, che serve per rivoltare i cumuli e per distribuire l’alimentazione sulle lettiere.
E’ necessario avere a disposizione dell’acqua, non necessariamente potabile, ma anche di stagno o salmastra.
INVESTIMENTO:
Lo decidiamo noi, in base alle nostre disponibilità e agli obiettivi. Da 80-500€ per uso privato (hobby) a 2-5.000€ o più per impianti industriali.
RICAVI:
Il prezzo di vendita dell’humus varia molto, se venduto tal quale caricato direttamente sul camion (da 10-15 €/q.le), se venduto raffinato e insaccato (fino a 50 € q.le).
CONSIDERAZIONI FINALI:
Attualmente è una necessità, non solo una esigenza, quella di riciclare la maggior parte possibile di scarti.
Da portare avanti come esempio reale per dimostrare che si può (oltre che si deve) recuperare, e non sempre e solo distruggere. Sistema caldeggiato anche dalla CEE per chiusura della filiera.
Un allevamento di lombrichi è sempre molto interessante, e con grosse potenzialità.
Non è importante quanto volete investire. Importante è che cominciate subito.
PER MAGGIORI INFORMAZIONI, NON ESITATE A CONTATTARCI, O VISITATE IL NOSTRO SITO!
giovedì 8 gennaio 2009
Lombricoltura contro la desertificazione
La lombricoltura è un'attività agricola, non fa miracoli. Noi vogliamo introdurre un'idea e un metodo di recupero degli scarti, oltre che proporre un valido metodo contro la desertificazione.
A questo proposito ricordiamo infatti che il 17 giugno scorso, la giornata mondiale per la lotta contro la desertificazione era appunto dedicata all'agricoltura sostenibile come una delle risorse per far fronte a questa grave minaccia.
"Essa si avvale di tutti quegli interventi atti da un lato a regolare la produttività delle aziende agricole e a migliorare le condizioni di vita degli agricoltori, dall'altro a sostenere, proteggere e conservare l'ambiente e la sua biodiversità." (fonte: Campagna Amica)
Nel caso, comunque, sul sito Consiglio Nazionale delle Ricerche - AREA di RICERCA FIRENZE trovate il dossier sull'agricoltura sostenibile redatto dal CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche).
A questo proposito ricordiamo infatti che il 17 giugno scorso, la giornata mondiale per la lotta contro la desertificazione era appunto dedicata all'agricoltura sostenibile come una delle risorse per far fronte a questa grave minaccia.
"Essa si avvale di tutti quegli interventi atti da un lato a regolare la produttività delle aziende agricole e a migliorare le condizioni di vita degli agricoltori, dall'altro a sostenere, proteggere e conservare l'ambiente e la sua biodiversità." (fonte: Campagna Amica)
Nel caso, comunque, sul sito Consiglio Nazionale delle Ricerche - AREA di RICERCA FIRENZE trovate il dossier sull'agricoltura sostenibile redatto dal CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche).
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